21 novembre 2024
I protagonisti dell'EMBA: Marco Galluccio, Legal & Compliance Manager
Marco Galluccio , legale d’impresa con esperienza nei dipartimenti legali di diverse ...
Per parlare di competenze della sostenibilità bisogna innanzitutto fare una riflessione sui mutamenti in corso e sulla necessità di effettuare un profondo cambiamento a fronte delle crescenti problematiche ambientali e sociali e dell’incidenza che esse hanno e avranno sui modelli di vita e di comportamento dei cittadini e sulle imprese dei Paesi più evoluti.
Recenti ricerche evidenziano che affrontare il cambiamento climatico, accompagnato da quello produttivo, può favorire una crescita dell'economia mondiale di circa 43.000 miliardi di dollari entro il 2070 e la creazione di oltre 300 milioni di posti di lavoro (Report Deloitte "Work toward net Zero", Gennaio 2023), un percorso che prevedrà la revisione di diversi modelli di business e l’aggiornamento di numerose competenze.
Il fenomeno è diventato così importante che investitori e finanziatori non possono più prescindere dalla valutazione delle aziende secondo anche la dimensione ESG (enviromental, social e governance), un acronimo i cui pilastri fanno riferimento a un insieme di criteri che riguardano l’ impegno ambientale ma anche il rispetto dei valori aziendali, la cura della propria filiera, la trasparenza e la capacità di indirizzare strategie di lungo periodo per la creazione del valore. Un valore che sempre più dovrà essere condiviso con gli stakeholder in una logica di ascolto, collaborazione e partnership.
Per valutare e classificare l'attinenza alle componenti citate, tutti i soggetti d'impresa, siano profit o non profit, dovranno dotarsi di adeguati organismi dedicati a questi indirizzi e alle successive valutazioni nel merito, ma soprattutto dovranno essere in grado di avviare questa importante trasformazione.
Il percorso di transizione verso un approccio sempre più responsabile, innanzitutto, necessita di una classe dirigente consapevole e sempre più qualificata che sappia indirizzare i cambiamenti e trasferire alle diverse funzioni aziendali la motivazione a rivedere i propri comportamenti e indirizzare la trasformazione.
Si possono pertanto immaginare figure professionali emergenti della new economy in grado di applicare innovazione, scienza e tecnologia alle imprese ma anche professioni tradizionali in grado di incorporare e gestire il cambiamento: nuovi energy e mobility manager, gestori dei processi produttivi in ottica di circolarità, condivisione e manutenzione, esperti di decarbonizzazione e tecnici ambientali, gestori della supply chain in grado di indirizzare il cambiamento nella filiera produttiva, nuovi responsabili delle salute e sicurezza delle persone, HR manager, con una sempre maggiore attenzione alle esigenze delle persone di ottenere risultati migliori in termini di salario, condizioni di lavoro e sicurezza del posto di lavoro in una logica di equità e inclusività e crescita delle competenze attraverso anche corsi di aggiornamento e formazione, CFO in grado di integrare le informazioni finanziarie con quelle non finanziarie, gestori della compliance integrata, risk manager ma soprattutto responsabili di marketing e di prodotto capaci di comprendere le nuove esigenze del mercato e garantire prodotti sempre più sostenibili e tracciabili.
Ma la vera trasformazione arriva quando manager e governance aziendale riescono a ridefinire la missione della società in un nuovo purpose aziendale capace di allineare tutti dipendenti in una visione comune basata su valori condivisi in grado motivare tutti i portatori di interessi. In questo percorso, un ruolo fondamentale sarà poi esercitato anche dalle funzioni di comunicazione che dovranno trovare le modalità e i momenti più adeguati per condividere in modo trasparente i nuovi obiettivi. Un percorso che necessita un rigoroso processo di revisione del proprio piano strategico in ottica di gestione del rischio ma anche un processo di attribuzione di incentivi orientati alla sostenibilità in un congruente allineamento fra obiettivi di breve e lungo periodo.
Se per le aziende di grandi dimensioni il percorso è ormai tracciato da una cultura della sostenibilità che fonda le sue radici nella CSR, nella predisposizione di bilanci sociali e rendicontazioni non finanziare, nonché nell’adeguamento ai nuovi codici per la corporate governance, il tema vero è come trasferire tale cultura alle aziende di minori dimensioni, spina dorsale del nostro Paese che, in assenza di iniziative concrete, corrono grandi rischi di esclusione dal mercato.
Fortunatamente, il nostro tessuto produttivo è spesso inclusivo e attento agli aspetti sociali collegati alle comunità di appartenenza e molti imprenditori hanno colto l’importanza della transizione verso energie pulite e rinnovabili, come anche un modo per trasformare la minaccia degli alti costi dell'energia in un'opportunità di risparmio nel medio-lungo periodo e sempre di più crescono anche le azioni che hanno come obiettivo la riduzione e il riutilizzo di rifiuti e scarti di lavorazione e lo sviluppo di nuovi materiali eco-sostenibili e molti hanno già iniziato a progettare nuovi prodotti secondo le logiche dell'economia circolare.
Accanto a questi importanti cambiamenti le aziende dovranno sempre più dotarsi di strumenti di rendicontazione del processo di trasformazione, in una logica di sempre maggiore trasparenza e assunzione di responsabilità. Quindi, qualcosa si sta muovendo ma c'è ancora molto da fare e l’aiuto può arrivare da tutti coloro che, interessati al benessere delle future generazioni, saranno in grado di sostenere il cambiamento.
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